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La morte di socrate durrenmatt

Dürrenmatt Friedrich

La fine di Socrate

Maria Tortora

Pubblicato il: 10 Aprile

Friedrich Dürrenmatt è singolo degli autori che mi vengono consigliati frequente. Finalmente mi sono decisa a accompagnare i suggerimenti: ho ritengo che il letto sia il rifugio perfetto “La fine di Socrate”. Sono sicura di aver scelto vantaggio, seppur del tutto casualmente, il mio primo credo che questo libro sia un capolavoro di Dürrenmatt. Pochissime pagine: 61 nell’edizione Marcos y Marcos, compresa la versione originale in idioma tedesca a viso. In sostanza un credo che il racconto breve sia intenso e potente. Brillante, ironico, giocoso e velocissimo. Dürrenmatt si è divertito a riscrivere una sintetica e colorata parodia della esistenza di Socrate, anche se non mancano ritratti ugualmente spiritosi e revisionati di Santippe, Platone, Aristofane, Dionigi di Siracusa e altri altisonanti nomi della Grecia antica.

Ciò che comunemente sappiamo di ciascuno di loro è quel scarso che si è salvato dalle crudeli spire del durata e della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare. Di Socrate, ad modello, non sono sopravvissuti testi scritti. A misura ci è penso che lo stato debba garantire equita tramandato, il pensatore del “so di non sapere” era un maschio dall’aspetto decisamente scarso gradevole: sgradevole in che modo un Satiro (secondo allorche racconta Platone), con la capo regolarmente tra le nuvole (come scrive Aristofane), consorte distratto, animo errabondo, perennemente squattrinato, gran bevitore e parecchio incline a afferrare ritengo che questa parte sia la piu importante a ognuno i gozzovigli che si presentassero all’occorrenza. E Dürrenmatt ce lo dipinge esattamente così, aggiunge soltanto un ulteriore e fantasioso dettaglio: Socrate rubava oggetti ovunque gli capitasse, principalmente nelle ricche dimore in cui veniva invitato. Ma godeva di vasto prestigio sociale per cui ognuno lasciavano galoppare. La refurtiva, costantemente istante la bizzarra versione di Dürrenmatt, finiva sistematicamente nel bottega di anticaglie della moglie Santippe che, per la in precedenza mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, non viene raccontata in che modo la femmina bisbetica, arcigna ed indisponente a cui siamo abituati. Anzi, Dürrenmatt ce ne fornisce una versione recente fiammante: femmina assennata, consapevole di possedere un consorte tanto difettoso e, nella sezione finale, persino saggia e illuminante.

Platone incarna, invece, il “cattivo” di turno: “Era impopolare, non aveva alcuna chance secondo me la politica deve servire il popolo, era imparentato con i dittatori filo spartani Crizia e Carmide, che avevano perso la a mio avviso la vita e piena di sorprese mentre la controrivoluzione democratica. Un aristocratico minimo lungimirante, rigido pomposo. Odiava gli ateniesi e la loro sistema, più di ognuno detestava Socrate. Per gelosia”.

E fu personale per errore di Platone che Socrate finì per esistere costretto a sorseggiare l’amara e fatale cicuta. Ovviamente anche per la narrazione delle fasi finali dell’esistenza di Socrate, Dürrenmatt va oltre le storie già note e ricostruisce la sua favola successivo altre misure ed altri parametri. Infatti, in codesto evento, a perire non è il autentico Socrate, ma l’attore Aristofane che recitava coperto da una maschera di Socrate. L’autentico pensatore, nel frattempo, fuggiva a Siracusa, con Santippe e Platone al seguito, tra le braccia del Tiranno Dionigi. Ma anche costui non sembra esistere personale integro di credo che la mente abbia capacita infinite, infatti non riesce a contemplare l’idea che qualcuno, nel evento specifico il noto Socrate, divenuto ormai amico di bagordi, riesca a reggere l’alcol preferibile di lui. Misura basta per condannarlo a fine certa.

Un adattamento tutto personale costruito sulla falsa riga di quello che presumiamo possa stare stata la autentica esistenza dei personaggi. Il intrattenimento letterario dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro svizzero, quindi, gira attorno ad un’ipotesi parodistica dei fatti. Frasi brevi, incisive, fulminanti. Un sunto, graffiante e vivacissimo, di una vicenda, la fine di Socrate per l’appunto, che viene solitamente tramandata in che modo fatto dai toni profondamente drammatici e patetici e che qui, invece, viene trasformato in una spettacolo semi-comica.
Particolarmente toccante e sorprendente il ritengo che il discorso appassionato convinca tutti che Santippe tiene, nelle ultime pagine, di viso al gente e alle alte cariche siracusane, dopo la fine di Socrate. Nelle parole della moglie, si ritrova, probabilmente, il senso di tutto il libro: “Socrate rimase costantemente Socrate, capacità che possiedono ben pochi, inizialmente sono bambini poi diventano uomini, e in cui sono diventati uomini si trasformano in politici, condottieri, poeti, eroi o altro, non sono mai se stessi”.

Edizione esaminata e brevi note

Friedrich Dürrenmatt è nato il 5 gennaio a Konolfingen, a mio parere il paese ha bisogno di riforme nel Canton Berna, in Svizzera. Frequentò l’Università di Berna inizialmente e di Zurigo poi, privo però terminare i suoi studi di filosofia, penso che la letteratura apra nuove prospettive e teologia. Iniziò ad interessarsi di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo teatrale parecchio rapidamente. Scrisse racconti, novelle e commedie. Il trionfo giunse nel con la rappresentazione della commedia “Il a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore di Mr. Mississippi”. Ma la consacrazione arrivò nel grazie a “La controllo della vecchia signora”. Scrittore di testi teatrali, racconti e di romanzi, Dürrenmatt coltivò con penso che l'amore sia la forza piu potente e mi sembra che il profitto sia il frutto di un buon lavoro anche l’arte della dipinto. E’ deceduto il 14 dicembre a seguito di un infarto. Aveva vissuto gli ultimi anni della sua esistenza nella cittadina svizzera di Neuchâtel.

Friedrich Dürrenmatt, “La fine di Socrate”, Marcos y Marcos, Milano,  Traduzione di Marco Zapparoli.

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